Lighting Design. “E’ la luce che dà la sensazione dello spazio. Luce e spazio sono inscindibili. Se si elimina la luce il contenuto emotivo dello spazio scompare e diventa impossibile coglierlo“.
Dores Volpe si presenta così, per chiarire subito il suo rapporto con la luce, naturale o artificiale che sia, e per spiegare il significato della sua attività di Lighting Designer e il suo rapporto con l’interior design. Nata a Bari, il suo percorso professionale si sviluppa a Roma: “Dopo aver studiato al Politecnico di Bari, mi sono specializzata a “La Sapienza” con la tesi “Dagli effetti psicofisiologici alle potenzialità in ambito medico: le nuove prospettive progettuali di illuminazione circadiana negli ambienti interni”.

La passione per tutto ciò che è luce nasce da un esame: “Sono rimasta incantata dal corso del professor Bisegna e per questo ho dedicato la mia tesi proprio al rapporto della luce con architettura, psicologia e medicina”. Il ritorno in Puglia è per esportare questa scienza nella propria terra d’origine, ma il richiamo della Città Eterna è forte e, dopo un’esperienza con uno studio di progettazione e illuminotecnica, torna a Roma per collaborare con Marco Frascarolo di Fabertechnica. “In quel periodo ci siamo occupati delle linee guida per l’illuminazione dell’Anfiteatro Flavio. Pe me è stata un’esperienza straordinaria, sia dal punto di vista professionale che umano”.
Lighting designer, rapporto tra luce e spazio

Dores in Puglia entra in contatto con IdeaAcademy, dipartimento creativo che fa parte di Sudformazione da 6 anni, e aggiunge alla sua carriera professionale anche quella di insegnante, di cui è molto orgogliosa.
Dores, vuoi spiegare esattamente il ruolo del lighting designer?
“In italiano parliamo di illuminotecnica, ossia tecnica dell’illuminazione. Si tratta di progettare in maniera consapevole, partendo da un’analisi oggettiva. La consapevolezza parte dalle zone, dalla base architettonica. Per esempio, nel living ci sarà una luce diversa rispetto alla cucina, dove esistono esigenze diverse, compiti visivi diversi e un benessere diverso.”
L’aspetto psicologico è molto importante?
“Riguardo al benessere si pensa a fattori soggettivi e oggettivi. Si va in controtendenza rispetto al passato, stiamo passando da una sovrabbondanza di luce ad un utilizzo più consapevole e mirato. Oggi è diventato fondamentale comprendere quali luci siano necessarie e per questo si procede ad una riduzione ragionata per ottimizzare tutto”.
Spesso riprendo una celebre frase di Mario Nanni “La luce dove serve”. Lasciamo sempre il giusto connubio tra luce e ombra. Un ambiente troppo illuminato ha scarso appeal, mentre diventa molto più coinvolgente quando calibrata e soffusa. Oltre tutto, sposando questa tecnica, vengono messi in risalto i punti forti dell’architettura. Voglio però ribadire un concetto: spalmare la luce non è “la” soluzione: less is more, ma solo se è consapevole”.
Lighting Design tra luce naturale e artificiale

L’altro scontro epocale è quello tra luce naturale e artificiale: dov’è la verità?
“Il contatto con l’esterno è fondamentale, il benessere psicofisico non può prescindere dalla luce naturale. Per questo va studiata la fascia geografica della casa, l’esposizione e la parte energetica, tra cui la dispersione”.
Non basta illuminare, è imprescindibile far sta bene chi vive la casa?
“La luce che raggiunge il nostro occhio funziona come una sorta di cronoregolatore per la secrezione degli ormoni presenti nel nostro corpo. Uno degli obiettivi è mantenere costante il ciclo circadiano sonno-veglia. Con i primi raggi solari, ricchi di lunghezze d’onda corte, ossia di lunghezze d’onda dei blu, le cellule presenti all’interno del nostro occhio iniziano a dare input alla ghiandola pineale per la soppressione di melatonina e noi ci svegliamo. Al contrario quando le lunghezze l’onda della luce aumentano, riparte la secrezione di melatonina e ci prepariamo al sonno.”
Una domanda che in molti si pongono: meglio la luce calda o quella fredda?
“Nelle case odierne ci sono ancora differenti colorazioni di luce e questa diatriba è una delle cose maggiormente da evitare. Ci viene in aiuto il Diagramma di Kruithof, dove possiamo vedere la relazione tra due grandezze fotometriche: l’illuminamento e la temperatura di colore. Nel grafico a bassi valori di illuminamento (quantità di luce) corrispondono basse temperature di colore (colorazioni di luce calda) mentre ad alti valori di illuminamento corrispondono alte temperature di colore(colorazione di luce fredda); per questo nelle abitazioni è preferibile avere una luce calda, che accompagni il senso di ovattato, di nido e rifugio che tutti associano alla propria casa. In particolare nei bagni, bisogna non inserire la luce fredda per evitare l’effetto camera operatoria”.